Porto Ercole

Porto Ercole

giovedì 30 settembre 2010

Settembre

Con oggi se ne va Settembre. Che bel mese Settembre. Dolce e tranquillo, tiepido e sereno...il sole piacevole induce a starsene appoggiati alla ringhiera, osservando il mutare del paesaggio, i gatti distesi sul marciapiede, qualcuno che passa...un tempo preludio dell'autunno, era il mese dei programmi, dei cambiamenti, della ripresa della vita quotidiana dopo la pausa estiva, così frenetica e disordinata...un tempo.
Come può il tempo cambiare tanto le persone? Davvero arriva un momento nella vita in cui ti accorgi di non sapere più che cosa vuoi? Come Settembre, sospeso tra il movimento e la calma, ci si può trovare a doversi fermare e chiedere a se stessi di  scegliere tra il tumulto dell'anima e la rassegnazione dei ricordi...   

giovedì 23 settembre 2010

Al di là del buon senso

Si dice che il buon senso dovrebbe guidare le scelte della vita di ogni giorno. Non mangiare troppo, bere il giusto, amare quel tanto che basta per non rendersi la vita impossibile...tale concetto dovrebbe valere anche nei casi della salute fisica...se non si è in buonissime condizioni fisiche, il buon senso ci dice di limitarsi negli eccessi e di cercare di non compromettere le già precarie condizioni fisiche. Vale per tutte le persone questo? Possiamo applicare la regola del buon senso per tutti?
Una vita compromessa dal dolore, può essere ulteriormente compromessa dalla mancanza di stimoli?

Una vita compromessa dal dolore, può essere ulteriormente limitata nel seguire le proprie passioni?

Una vita compromessa dal dolore, può essere ulteriormente spezzata dalla paura di non farcela a inseguire un sogno?

Una vita compromessa dal dolore può finire per la paura del dolore?

Il buon senso dice che sì, che in questi casi è obbligatorio farsi mancare gli stimoli, non seguire le passioni e rinunciare ai sogni se questo vuol dire non soffrire fisicamente. Ma la sofferenza mentale che  consegue a tale decisione non potrebbe essere più devastante? E la decisione di prendere una decisione di buon senso non riesce ad attecchire in una mente che la rifiuta... 

lunedì 20 settembre 2010

Sogni rivelatori

Sono su un pullman in una città che non riconosco, verso una destinazione che cambia ogni volta ...sul mezzo molte persone, incredibilmente ben definite nei tratti, nelle espressioni, nei movimenti. C'è la mamma col bambino in braccio, minuta, nervosa...c'è un signore in piedi, con un impermiabile marrone, l'aria assente, si tiene con un braccio al corrimano vicino alla porta di uscita...molte altre mi osservano con gli occhi ma sono immobili, le braccia inerti sulle ginocchia, solo le scosse del pullman le fa oscillare da una parte all'altra. E' un sogno ricorrente, dove io continuo a chiedere alla gente a quale fermata devo scendere, lo chiedo all'autista, al controllore, ad una donna che non risponde, nessuno risponde. Questa volte il sogno mi ha fatto percorrere strade sterrate, fangose, siamo fuori dalla città ma il paesaggio è brullo, terre fradicie di pioggia, in lontananza quella che sembra una struttura per le cure termali, ma solo per il fumo che esce dalle pareti, sono le piscine calde penso, forse è quella la mia destinazione, ma il pullman la oltrepassa veloce. Improvvisamente non sono più in viaggio, il sogno mi  fa ritrovare in un posto ancora una volta sconosciuto...stanotte mi è andata bene, mi sono risvegliata in un bellissimo appartamento pieno di luce, ho indosso una camicia bianca, lunga e accanto a me qualcuno mi parla ma non riesco ad individuarne il viso. Entrano nella stanza alcune persone che conosco, sono vestite elegantemente, altri si sono appena svegliati e sento le loro voci provenire dalla cucina, posso sentire l'odore del caffè...quando li raggiungo, scendendo una lunga scala circondata da piante e opere d'arte, mi accorgo che non mi vedono e non c'è più niente da mangiare...solo tazze vuote, gettate disordinatamente su un tavolo all'aperto, in quello che sembra essere un giardino d'inverno. Solo allora mi sveglio. Se i sogni sono rivelatori del nostro inconscio credo che la mia mente abbia bisogno di una resettata...  

domenica 12 settembre 2010

La teorià dell'amore e della libertà

Il dottor Bellavista dell'omonimo libro di Luciano de Crescenzo " Così parlò Bellavista" ci illustra una sua personale visione della teoria dell'amore e della libertà, per altro avvallata, sempre secondo la sua  interpretazione " ad  uso et consumo", dai grandi filosofi del passato. Mi diverte la lettura del romanzo, sia per la caratterizzazione dei personaggi, vere e proprie macchiette, sia per il continuo interloquiare dei protagonisti, i quali discutono animatamente su vari argomenti, per poi tornare ineluttabilmente sulla solita e condivisa conclusione: i napoletani sono il popolo più bello del mondo e Napoli è la città dove si vive meglio in assoluto. Comunque, al di là della trama, anche io mi sono costruita da tempo una personalissima opinione sulla possibilità o meno di far combaciare le ragioni dell'amore e quelle della libertà...Può esistere amore senza rinunciare alla libertà e può esservi libertà senza amore? In relazione alla prima domanda posso rispondermi che no, non può esistere amore senza rinunciare alla libertà. L'amore per un'altra persona o per i figli o per i genitori o per un animale, implica necessariamente la rinuncia ad una buona parte della propria libertà...anche la libertà di pensare liberamente si perde dal momento che rimani implicato in un rapporto d'amore, in quanto ogni tuo pensiero, dal più insignificante ( che mi mangio stasera?) al più importante ( è meglio che prenda l'appuntamento per quella visita medica) rimanda per forza di propagazione, come i cerchi provocati dal lancio di un sasso sulla superficie dell'acqua, a come e quanto, quello che deciderai, influenzerà il contesto vitale dell'altra persona. Di contro alla seconda domanda dico che si! Teoricamente può esservi libertà senza amore. Cosa mi impedisce di essere libero da vincoli d'amore? La paura della solitudine? Le circostanze della vita, chiamamole fato o destino?  L'insofferenza per il prossimo e per il lontano? Non lo so...Eppure so che non ho mai conosciuto nessuno completamente libero dall'amore ...e poi dobbiamo considerare una forma di amore  da cui non potremo mai liberarci, ...l'amore per noi stessi, per i nostri desideri e i nostri sogni e  anche se mi priva della libertà di non prendermi cura di me stessa, cerco di perseguirlo in ogni momento della mia esistenza! 

lunedì 6 settembre 2010

Un paese delle grandi opere?

La foto che ho messo ritrae il progetto del Governo per la " Nuova Stazione Tiburtina". Chi come me è capitato in questi giorni in questa stazione si è reso subito conto di un  nuovo e inaccettabile tentativo propagandistico.  Arrivo alla stazione Tiburtina. La stazione è completamente transennata, gli accessi alle biglietterie segnalate da un nastro bianco e rosso...per accedervi occorre fare un giro lunghissimo, praticamente 4 isolati, la lunghezza perimetrale del palazzo della Stazione.  Per scendere al piano dell'uscita solo le scale, piene di immondizia e liquami schifosi, anche l'ascensore è inaccessibile. Con i bagagli pesanti, sotto un sole arroventato pur essendo i primi giorni di settembre ( ma si sa che dove ci sono lavori in corso il sole picchia più forte, forse per i ferri delle impalcature, forse per il cemento, forse per l'acciaio che riflette) raggiungo finalmente una biglietteria aperta...prima ho bisogno di un bagno visto che sono già alcune ore che viaggio. Le tolette della stazione Tiburtina sono di quelle a gettone, con le porte automatiche che si chiudono e si riaprono a tempo, quelle che ti fanno venire l'angoscia e ti fanno chiudere la vescica per la strizza di rimanervi dentro, prigioneri dello sporco e della puzza. Naturalmente propendo per un tipo di bagno tradizionale, ma anche se volessi entrarvi non potrei in quanto sono tutti bloccati e fuori uso. Vado all'unico bar aperto della stazione e chiedo un bagno. Il barista mi dice che il bagno è privato e mi invita ad andare a cercare un bar nella piazza adiacente la stazione, informandomi oltretutto che i lavori alla stazione sono cominciati due (2!) anni fa. mi incammino di nuovo sotto il sole,  peraltro affamata e mi guardo intorno...tutti i bar irrimediabilmente chiusi! Intravedo un' insegna  alla fine di una via e mi precipito...dentro, un grosso cartello, mi intima di consumare prima di usufruire del bagno, una recente sentenza del Tar, dice l'avviso, ma anche dopo aver ordinato, alla mia richiesta del bagno, il barista si mostra riluttante e solo dopo la mia insistenza si decide a darmi la chiave. Finalmente svuotata e rifocillata ( per inciso mi hanno intimato di spegnere il pc  portatile che avevo temporaneamente acceso mentre mangiavo un misero toast, se volevo rimanere lì seduta) ! torno in stazione...il primo treno per il luogo dove mi devo recare è solo dopo due ore perchè su quella linea circolano pochissimi treni ( e sto parlando dell'Abruzzo non del Burundi) ... non c'è una sala d'aspetto, non c'è uno straccio di panchina all'ombra, niente di niente! E allora mi sono chiesta: veramente il nostro Paese ha bisogno dell'alta velocità, delle opere faraoniche, dei ponti ultraelevati? Per fare cosa per unire i pezzi di un paese in pezzi?

giovedì 2 settembre 2010

La mia cena-merenda

Insomma non mi dite niente, io alle 19 ho fame. E' inutile che mi prendete in giro- Che fai apparecchi per fare merenda?- Vedo che hai ritardato il pranzo di parecchio!- Poi alle 22 sento il tuo stomaco che brontolaaaa!!!- Perchè non devo cenare se alle 19 ho fame da cena? Poi sapete che succede? Che se posticipo il momento di mettermi a tavola, smangiucchio, sbriciolo e un morsino di pane che vuoi che sia...oppure arrivo al momento dell'ora canonica ingoiando tutto in un colpo quello che ho nel piatto, peggio di quella della pubblicità che dalla fame che si ingolla una fisarmonica intera! ( A parte che se una riesce ad ingoiare una fisarmonica intera può placare la fame con un  pacchetto di Tuc? Il solletico allo stomaco le fa altro che!) Insomma stasera sono piuttosto alterata...non per il fatto che devo andare a cena fuori con gli amici, anzi cosa questa assai gradevole, ma per il fatto che l'appuntamento al luogo di ritrovo è per le..21 meno un quartooo!!! Ciò vorrà dire in ordine: 1) chi mi legge conosce i miei problemi con gli amici ritardatari ad oltranza, dunque mettiamo che la gente si presenterà minimo alle 21 e un quarto, 21 e mezza; 2) fra saluti, baci, abbracci ( ci si è visti ieri), come stai, che freddo stasera, no io ho caldo, chi manca, ma viene tizio? sì cò Caio ecc ecc passerano altri 15 minuti; 3) per aspettare quello che al momento della partenza si è appartato e parla fitto fitto al telefonino e quell'altra che si è accorta solo adesso che ha lasciato il maglioncino a casa, - corro ci metto un momentino!- altri 15 minuti 4) conteggio delle macchine - e chi viene con me , lascia la macchina che tanto non facciamo troppo tardi- , mettiamo 10 minuti; 5) inchiodamento in frenata delle macchine già partite in fila perchè il primo non conosce la strada e deve far passare chi la conosce per primo e scelta di chi deve guidare la parata, 5 minuti; 6) 20 minuti per arrivare al ristorante; 7) manovre per parcheggio,  la stessa gente che si ribacia e si riabbraccia ( si sono visti 20 minuti prima), gente che invece di entrare subito fa gruppetto fuori all'entrata, chi fuma, chi sostiene che la serata è più fredda di ieri, oh! Ma coso è arrivato? Si sarà dentro, boh! Ma l'avete saputo che...nooooo che mi dici, ma davvero? ma chi lo conosco? Maddaiii davverooo e via con le chiacchiere da entrata di ristorante, diciamo 20 minuti...Finalmente tutti dentro, 30 minuti come minimo saranno dedicati alla scelta del posto, a gente che rimane in piedi aspettando di vedere se ha il posto per sedersi ( ma cavolo se non vi sedete come si fa a sapere se ci sono posti per tutti?) e quando finalmente l'opera titanica di vedere tutti belli sistemati con le gambe sotto al tavolo sarà compiuta, ecco il momento più duro da sopportare...l'arrivo del cameriere per le ordinazioniii!!! Vi risparmio la visione orrenda e non adatta agli stomaci deboli del povero cameriere sudato e in preda a d attacchi epilettici dopo aver preso 50 comande da un gruppone di esaltati affamati e caciaroni più l'ulteriore tempo per aspettare le cibarie con relativo spiluccamento dai cestini del pane e svinazzamento a stomaco vuoto  e vi faccio il conteggio approssimativo di quanto tempo dovrò aspettare prima di poter assaggiare la mia cena...le 23? O nooo !!! E poi mi prendete in giro quando apparecchio per la mia merenda- cena? Ahuuuuuuu!!!!