Porto Ercole

Porto Ercole

giovedì 30 dicembre 2010

BUON ANNO NUOVO!

Vietato dire per sempre. Il per sempre è un'illusione. Troppo comodo, noi siamo per l'adesso. ( Esco a fare due passi, Fabio Volo).
L'adesso conta. Quando domani vestiti a festa, lustrini e cappellini, aspetteremo il nuovo anno pensando a cosa ci aspetterà; raccomandando i nostri desideri alle stelle, al destino, al nostro angelo; sperando in un anno migliore di quello che sta per passare, pensiamoci...anche l'adesso è importante. Domani diremo: - Succederà domani-...e dopodomani..- Succederà domani- e dopo una settimana...- Succederà fra una settimana, un mese, sei mesi...- 
Io conto che succeda adesso. Oggi, nel momento che lo voglio, voglio che succeda . Dipende solo da me. Dipende solo da noi.     



mercoledì 22 dicembre 2010

Vestiamo a festa le parole!

All'abete un vestito di argento, scintillante di luce e vetro.
 Al presepe una camicina dai riflessi dell'oro, calda  e avvolgente sul Bambino che dorme...
alla tavola imbandita una tovaglia dai colori del bronzo,  mescolato dalla fragranza dell'uva, dalla dolcezza del cioccolato e dalla frizzantezza dello spumante...
a me e ai miei cari un vortice luccicoso di seta rossa passione, con cui possiamo aspettare il nuovo anno con la leggerezza nel cuore e nella mente...  

venerdì 17 dicembre 2010

Maschi col raffreddore.

Quando senti la chiave nella serratura e poi, ancor prima che un viso bianco e smunto su un corpo trascinante i piedi. varchi la soglia di casa, odi la fatidica frase - Mmmm...non mi sento niente bene, senti un pò se ho la febbre?- puoi tranquillamente alzare gli occhi al cielo e pensare - Nooo, il maschio malato noooo!!!-
Perchè le donne che lo hanno sperimentato sanno che il maschio malato è una specie assai rompiscatole...non sarebbe tanto male se si limitasse a vagare per la casa da una stanza all'altra con le braccia intrecciate e i capelli arruffati, indosso una tutona informe nel migliore dei casi, altrimenti una coperta a mò di poncio sulle spalle che lo fa assomigliare più che ad un gaucho della pampa sconfinata (ma senza cavallo e senza pampa) ad un barbone che vive alla stazione e trovi strano che non si trascini dietro la carretta con  i cartoni per dormire per terra...quello che dà più fastidio è quel suono lamentoso e continuato, - ohi ohi uiohioooo, uh uh ohio hoio...come sto male...sò tutto un dolore...- accompagnato da una serie di poderosi starnuti che spargono microbi malefici dappertutto, perchè il maschio malato si sente in diritto  non  di usufruire di un igienico fazzolatto ma di sputacchiare tutto intorno i suoi germi come fossero preziosi testimoni del suo malessere...quando poi si decide a misurarsi la febbre, ripete in continuazione la posa sotto l'ascella di quel povero termometro, nel tentativo di veder finalmente salire quelle due lineette che ancora lo separano dal gridare, trionfante - 37°!!! Te lo avevo detto! Questa è febbre, questa è febbre! ohi come sto male....-  Al momento della cena, con la voce ridotta ad un soffio, richiede se gli prepari un poco di minestrina per potersi mettere senza troppa pesantezza a letto e, apprestandosi a mangiarla, raggiunge il massimo della mascolinità frugando nel frigo alla ricerca del...formaggino! Eh si! questo sesso forte...   

giovedì 16 dicembre 2010

Non sempre amando si fa il bene dell'altro...

" Non lo sapevi che è un errore gravissimo dare dell'acqua fredda ad un cavallo che sta male?" - " No, non lo sapevo, nonno. Sai che volevo molto bene a quel cavallo. E sai quanto fossi fiero di lui"- Rispose il ragazzo. Il nonno si fermò a riflettere qualche istante, poi disse " Ascolta, ragazzo mio: amare vuol dire sapere come amare". Un periodo preso dal romanzo di Ji Young Gong, Come una sorella, che mi ha fatto riflettere sull'uso e sull'abuso di questo termine così importante: amare. Siamo così convinti che basti amare e prenderci cura degli altri per rendere loro giustizia , senza fare alcuna attenzione al modo come l'altro riceve il nostro amore e se il nostro modo di amare è giusto per le altre persone...Come il ragazzo che per il tanto amore per il suo cavallo lo ha ucciso, così sarebbe necessario riflettere sui motivi per cui nonostante diamo tanto del nostro amore ne riceviamo rifiuto o procuriamo un danno su chi volevamo riversarlo...
La povera Dafne trasformata in un albero di alloro per sfuggire all'amore di Apollo avrebbe dovuto insegnarci qualcosa...in fondo Apollo voleva solo farle del bene...    .

domenica 12 dicembre 2010

Chi è senza peccato scagli la prima pietra

- Si,  sono allergica alla mediocrità, e allora?
- Si non riesco a tollerare gli stupidi/e, e allora?
- Si, non mi trovo bene in certi ambienti, e allora?
- Si preferisco partecipare ad iniziative che mi arricchiscono, e allora?
- Si sono pronta al miglioramento e ad andare avanti e allora?
- Si, non sopporto le gne gne e le cip e ciop e allora?
- Si mi fa rabbia chi non sa perchè non ha visto niente al di là del suo naso e allora?
                                    - Si  compatisco chi si accontenta  e allora?
                                    - No, non mi sento in colpa per questo e allora? 

Brucerò nell'inferno dell'intolleranza ma godrò nel paradiso della libertà di dire e di fare quel c. che mi pare! 

giovedì 2 dicembre 2010

VOLI

I MIEI VOLI PINDARICI PRENDONO FORMA. SI VESTONO DI COLORI SQUILLANTI E DOLCI SUONI ,
BALLANO SU NUVOLE MORBIDE E SENSUALI,
RIDONO DI GUSTO  O BRILLANO STRAPIENI DI VOGLIE ESUBERANTI...

POI SI SCHIANTANO AL SUOLO, FACENDO UN RUMORE SORDO, IL RUMORE DELLA REALTA'.  

sabato 27 novembre 2010

MASCHI E FEMMINE

Riporto integralmente perchè non potrei trovare parole migliori per spiegare tante delusioni.
" Grazie a connessioni molto sviluppate tra i due emisferi del cervello, noi donne siamo più brave ad integrare le informazioni del cervello logico con quelle del cervello intuitivo. Per noi è più facile impegnarci in un discorso mentre facciamo altro. Gli uomini al contrario, difficilmente riusciranno ad ascoltarci con attenzione se sono concentrati su qualcosa. Uomini e donne parlano lingue diverse. Con le nostre numerose e potenti connessioni tra i due emisferi ci viene facile accedere alle emozioni ( a destra) e a tradurle in parole ( a sinistra). Invece senza tutti quei connettori i maschi fanno molta fatica. Ecco che nelle loro conversazioni tendono ad essere oggettivi e a trattare di argomenti concreti ( politica, affari, sport) con l'obiettivo di giungere con logica ad un punto definito. Noi invece parliamo di sentimenti: anche quando parliamo di un fatto preciso non facciamo economia di dettagli che, magari, ci allontanano dal punto, ma aggiungono atmosfera al racconto. Gli uomini ci accusano di cianciare del nulla, in realtà quello è il nostro modo di costruire legami, empatia e comprensione. Risultato: loro si infastidiscono e noi ci sentiamo incomprese e frustrate. Inoltre la soglia di attenzione di un uomo è mediamente di 5 minuti contro i 15 della donna. Dunque, per farci ascoltare dagli uomini, care donnine, è fondamentale non sprecare tempo e arrivare subito al punto, concetti chiari e poche parole."  ( Mara Locatelli, giornalista).
Ma che p.....però...adesso per evitare i malumori, i dubbi, le frustrazioni nel rapporto con l'altro sesso dobbiamo anche insabbiare la nostra voglia di esprimerci con tutte le nostre emozioni e la nostra sensibilità? Rabbiaaaa!!!  

giovedì 25 novembre 2010

" Io non so aspettare e non voglio farlo, nell’attesa i mostri prendono forma e si ingigantiscono, mangiano le ore per crescere e mangiarmi. Non sento curiosità nel dubbio, nè fascino nella speranza, fossi stata Eracle, non mi sarei fermata al bivio. " ( Lo spazio bianco, Valeria Parrella)

" Ogni episodio.....che mette in scena l'assenza dell'oggetto amato - quali che siano la causa e la durata - e tende a trasformare questa assenza in prova d'abbandono.

Tumulto d'angoscia suscitato dall'attesa dell'essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni)." ( Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso)

" Nella tragedia greca gli  eroi assenti sono quelli la cui mancanza appare come un dato provvisorio e contingente, non come un fatto stabile e definitivo , e il cui arrivo è oggetto di un’attesa spasmodica, che diventa il fulcro stesso del dramma" ( Nicola Stanchi, La presenza assente. L’attesa del personaggio fuori scena nella tragedia greca)

Tre citazioni per trattare il tema dell'attesa. Si dice che l'attesa aumenti il desiderio, che l'attesa sia più importante dell'oggetto atteso, che l'attesa alimenti l'amore...io mi sento molto di più vicina come significato a ciò che viene affermato dagli autori a cui ho attinto: attesa che fagocifera, attesa che angoscia, attesa che conduce al dramma quando spariscono le coordinate di riferimento spazio-temporali perchè non sai nè quando nè dove puoi aspettarti di colmare l'attesa...non avrei mai voluto trovarmi nei panni di una novella Penelope, la donna che aspetta per antonomasia   eppure sembra essere questa la condizione imprescindibile del mio vivere attuale...e non vorrei che lo fosse anche nel futuro...perchè io non so attendere...




giovedì 18 novembre 2010

RICORDI

Domenica a tavola sono emersi vecchi ricordi, in occasione del festeggiamento a mio fratello che ha pescato ben 3 spigole! Evento memorabile per lui, orgogliosissimo per esserci riuscito dopo innumerevoli e annosi tentativi e per noi tutti, memori delle grandi abbuffate di pesce fresco che ci facevamo quando il mio babbo buttava le sue amate reti....Partiva la sera tardi con il guzzetto di legno e il motorino a 2 cavalli che erano più le volte che emettendo un rantoloso  glugluglu finiva sott'acqua e si spegneva, che le volte che funzionava...( anche se il gluglugluglu era il suo riconoscibile suono anche quando funzionava, più che il rombo di un bel motore giovane e in buona salute...). Insomma il mio babbo buttava le reti la sera, sotto lo sguardo vigile del gatto Leonzolo Patonzolo ( ohè! così si chiamava, giuro!) diligentemente accovacciato a prua, e le ritirava la mattina presto, sempre col gattone rossiccio a prua, ma stavolta "in piedi" e  più che mai interessato al bottino. Una volta successe che il mare di fronte alla spiaggia di Santa Liberata montava e montava. Le onde si stavano facendo sempre più  minacciose per le reti, che rischiavano di perdersi. Mio babbo, incurante della tempesta che si stava avvicinado e delle richieste imploranti  di mia mamma, di mia sorella e mie di non imbarcarsi e lasciare le reti al loro destino, trascina con sè suo genero e mio futuro marito nel tentativo di recupero. Partono, questa volta senza gatto, prudentemente rimasto a terra... e gliugliugliu e glugiu gliugugu la barchetta prende il largo fra onde sempre più alte, mare in tempesta, un cielo plumbeo e minacciose nuvole scure dense di pioggia che inizia a cadere fitta.  Adesso immaginatevi la scena: la barca  che appare e scompare a tratti,  inghiottita dal mare e fatta risalire dalle onde, il motore che esala l'ultimo respiro,  uno dei remi che si spezza nel tentativo di guidare l'imbarcazione a mano, questa ormai in preda degli eventi e tre donne  più un gatto in fila sulla battigia con le mani nei capelli  scompigliati da un  vento fortissimo ( Leonzolo con il pelo sparato al contrario) e il brivido che li percorre quando vedono la barca con i due uomini, anche loro oramai con le mani nei capelli, sollevata da un'onda più alta delle altre, fatta quasi volare verso gli scogli e anzichè essere sbattuta contro questi con le terribili conseguenze che vi lascio immaginare, adagiata dall'altra parte della scogliera, come se una enorme mano avesse accompagnata lei e il suo preziosissimo contenuto, alla salvezza.  A ripensarci oggi sento ancora quella grande paura che provai e credo che fu veramente un miracolo, non solo che il mio babbo e mio marito  uscirono illesi dall'avventura, ma che le reti furono ritrovate la mattina dopo sulla spiaggia, ingarbugliate certo, strappate per lo più e con un bel pò di pesce intrappolato nelle maglie!!!

mercoledì 10 novembre 2010

il du

Rimugino. Sempre, dovunque e comunque. La mia mente sembra uno gnu mentre rumina la paglia della savana, una mucca che mastica l'erba della montagna, una giraffa che rigira tra le mascelle le foglioline degli alberi.  Ma non un animale per volta, la mia mente rimugina  come fanno le guance di questi 3 animali tutti insieme mentre mangiano. Avete la scena davanti agli occhi no? Ho reso l'idea? Bene. Dunque rimugino...su quello che ho fatto su quello che sto facendo su quello che farò. Rimugino riguardo ciò che ho mangiato, su quello che ho visto in tv, in palestra, in strada, a scuola...rimugino sugli abiti mi metto, su quello che mi metterò fra una settimana, un mese...rimugino sul lavoro da fare, sui libri da prendere, sul giornale da leggere, su quel che mi aspetta, sul perchè di quel che mi accade, sul comportamento degli altri, amici e non amici, conoscenti, gente che passa, che parla che agisce. Rimugino sulle decisioni da prendere, su quelle che gli altri potrebbero prendere in relazione alle mie,  sul mio rapporti con me stessa e con quella che vorrei diventare, rimugino sulla giornata appena trascorsa e su come potrebbe essere  domani. Qualcuno mi dica come fermare i pensieri, questo turbinio di parole che girano in tondo, si rincorrono, più corte, più lunghe, che si intersecano e si scontrano...e quando si scontrano...

lunedì 8 novembre 2010

Manti stradali

Scrosci d'acqua, buio totale, i tergicristalli che non ce la fanno a togliere la pioggia dal vetro...paura, panico, terrore...improvvisamente visibilità, strada quasi asciutta, andatura regolare...in meno di 2 secondi! Lì piove a dirotto, qui sembra quasi non piovere ...stessa macchina stesso posto, stesse persone in viaggio e allora? Il mistero è presto svelato: manto stradale. Pericolosissimo quello di vecchia generazione che non riesce ad assorbire la pioggia e fa slittare le gomme come se si muovessero su un lasctrone di ghiaccio, perfettamente accessibile ai guidatori quello drenante che permette all'autovettura una perfetta aderenza e una buona possibilità di frenata anche nel caso del tipo di temporali a cui assistiamo negli ultimi tempi...e allora se rinasco e mi ributto in politica voglio fare la Sovraintendente ai manti stradali. Almeno, se divento una sovrintendente con le palle, combattiva, irreprensibile e incorruttibile, posso lottare affinchè  una parte dei soldi buttati oggi  in fesserie, auto blu, privilegi dei nostri politici, potranno servire a mettere in sesto le strade su cui ogni giorno, in caso di pioggia, milioni di italiani rischiano la vita per non aver adeguato l'asfalto alle norme di sicurezza...Vergogna!

martedì 2 novembre 2010

PRIMULA ROSSA

 Sfuggente, inafferrabile, misterioso e ancora,  orgoglioso e coraggioso....sono le caratteristiche del protagonista nobile inglese sir Percy Blakeney,  il leggendario Primula rossa,  eroe del ciclo di romanzi scritti dalla baronessa Emma Orczy e pubblicati in fascicoli agli inizi del 1900. Un noto astrologo facendo l'oroscopo in tv ieri, mentre assegnava due miserevoli stelline di fortuna agli acquari, paragonava i nati sotto questo segno a delle "primule rosse" appunto nel senso di persone che è difficile ricondurre sotto una precisa tipologia di comportamenti. Il mutamento, il cambiamento, l'evoluzione, insomma il cambiamento come concetto generale, ruoterebbe intorno agli acquari per qualsiasi tipologia di ambito vogliamo ricercarli, nell'amore come nel lavoro, nei rapporti umani come nel loro rapporto con l'ambiente che li circonda.  Se riconduco tali caratterizzazioni a me medesima, qui stante a sviscerarmi di domande sul perchè sia stata sempre  irrequieta, sempre alla ricerca di qualcosa che mi dia soddisfazione ( diffido i maschietti a fare della facile ironia!) effettivamente posso riconoscermi in alcuni aggettivi sopra menzionati...sfuggente e inafferrabile relativamente ai miei pensieri, a quello che mi passa per la testa, a ciò che non può essere niente altro che mio...misteriosa? Magari! Avrei raggiunto uno degli obiettivi di chi sa sedurre gli altri senza per forza essere bellissime, simpaticissime, intelligentissime...orgogliosa? Si sono orgogliosa di avere una figlia come la mia, delle cose che sono riuscita a realizzare nel lavoro, meno  rispetto al presente per come sono costretta a rinunciare alla mia natura vivace e curiosa...infine ...sono coraggiosa? Se il coraggio si vede dalla generosità con cui si rischia di mettere a nudo i propri sentimenti e il proprio credo, forse la Primula rossa si spendeva di più per gli altri...io preferisco agire senza forzature, per "donarmi" con sincerità e passione anzichè per convenienza e formalismo...

martedì 26 ottobre 2010

Rinco

In meno di una settimana.
- Mettere la padella con l'avanzo dei pisellini in umido della sera prima   fra le pentole pulite nello scaffale e   lasciarla lì finchè senti gli sghignazzamenti del marito incredulo quando ha aperto lo sportello;

- mettere benzina nella macchina a gasolio salvo accorgersene solo al momento di metterla in moto;

- fare 3 viaggi avanti e indietro dalla sala professori alle classi e viceversa ogni volta sbagliando registro e libri di testo;

- non contenta sbagliare pure classe e trovare la collega seduta alla cattedra mentre ti sei scapicollata pensando che gli alunni fossero rimasti soli;

stare con la gola secca e la lingua allappata per tutta la mattina credendo di essersi scordata l'acqua e accorgersi nel momento di cercare le chiavi nella borsa, di avere  2 bottigliette piene;

- comprare una scatola di cereali, metterla sotto il braccio, dimenticarsela e comprare un pacco di biscotti pensando di non avere preso niente per fare colazione;

- aprire una busta di latte e nel momento di riporla in frigo trovarne un'altra  praticamente piena;

- leggere con interesse il quotidiano salvo rendersi conto che quelle notizie erano le stesse del giorno prima perchè era il quotidiano ad essere del giorno prima...

Concludendo e fino alla prossima sbadataggine, o sono diventata rinco o ho un pensiero che mi frulla in testa che non lascia spazio agli altri pensieri o ho un urgente bisogno di riposo...  


giovedì 21 ottobre 2010

Ho bisogno di ridere!

Stamani un pettirosso ha sbattuto contro il vetro della finestra dell'aula. Un colpo sordo, non mi sono resa conto di cosa fosse stato. Solo l'eccitazione degli alunni seduti dalla parte delle finestre mi hanno resa partecipe del fatto. Un  piccolo uccellino, bellissimo con la sua pancia di un vivido arancione, era a terra sotto il ballatoio, nel cortile della scuola, le zampette all'insù, la testolina all'indietro. Inequivocabile che fosse morto stecchito. In un impeto di speranzosa speranza ho mandato un ragazzo a recuperarlo, chissà, forse pensavo di poter diventare il dottor House degli animali e praticare al povero animaletto un massaggio sul cuoricino fino a resuscitarlo..invece oggi il cestino dei rifiuti avrà avuto lui un guizzo di vivacità, nel vedersi consegnare un essere ( non più) vivente anzichè i soliti pezzi di carta scarabocchiati o gli avanzi del panino al salame. Posta tra gli schiamazzi  di insensibili alunni e la pena per l'ex volatile, io ho pensato che non vedo l'ora che mi capiti qualcosa di divertente...

mercoledì 20 ottobre 2010

Linfa vitale

Li ho visti stamani. Sono seduti vicini.Testa contro testa.  la testa dell'uno inclinata verso la testa dell'altro. Sembrano una  persona unica. Uno dei ragazzi suggerisce sommessamente all'amico in difficoltà cosa deve scrivere. Cancella gli errori, lo induce a riscrivere in modo corretto...l'altro lo ascolta  e intanto lo guarda negli occhi. Si beve le parole, tranquillo e volenteroso, segue con attenzione. Ho osservato la scena, a lungo. Il mio cuore si è riempito di orgoglio e compiacimento. L'orgoglio di avere alunni così e compiacimento di credere ancora       nel  mio lavoro.... 

domenica 17 ottobre 2010

AMPLIFICAZIONI VIRTUALI

Parole gridate, iconografate con la ripetizione della vocale finale...sentimenti ed emozioni sbandierati al vento del momento, dimenticati un link subito dopo... auguri di compleanno moltiplicati al numero dei presunti amici, considerati sprovvedutamente come manifestazionie di affetto sincero, quanto non sono altro che un secondo di digitazione sulla tastiera...denuncie bufale orgogliosamente ostentate come manifestazioni di civiltà sulla propria bacheca, ma l'impegno è altro!...giochini insulsi a cui si accompagnano grida di soddisfazione, che farebbero presagire una promozione, un riconoscimento e non una gallina finta in più nella fattoria finta... Pensieri volatili e fragili come un castello di carte 
Ci sto, è vero, ma con la consapevolezza e il distacco di chi non confonde il poco ma prezioso vero di un rapporto umano pregno di significato  con il  tanto falso di un sito web riempito da una civiltà rinchiusa nell'illusione della sua misera vita...

giovedì 14 ottobre 2010

Periodi

Ebbene sì, vivo a periodi. Dopo il periodo "devo" e il periodo " voglio", credo di essere arrivata al periodo " posso". Così, passato il periodo devo studiare, devo impegnarmi politicamente, devo dare il massimo nel lavoro, devo farmi degli amici, devo partecipare ad un dibattito culturale o ad una mostra di pittura, devo dimagrire, devo vedere un film d'essai, devo fare il cambio degli armadi, devo condurre una vita corretta e morigerata, devo andare in chiesa, devo aiutare chi ha bisogno, devo ascoltare i consigli, devo risparmiare ecc ecc, corrispondente più o meno al periodo della giovinezza,  è arrivato finalmente quello del Voglio. Credo sia stato il periodo più bello ma anche il più difficoltoso dal punto di vista morale. Gli anni dai 30 ai 40 hanno visto disimpegnarmi in vari campi, ricercare la leggerezza, scrollarmi di dosso i tabù, cercare quanto possibile di godermi la vita a rischio di molti fraintendimenti all'interno del mio nucleo familiare e molti riferimenti al fatto che " A Carla le è andato di volta il cervello".In quel periodo ho odiato profondamente la mia incredibile forza di volontà del regno del Devo, ed è stata tanta la determinazione a volermene liberare ad ogni costo che oggi non potrei riconoscere la me dei 20 anni se la incontrassi per strada o se le parlassi. Oggi. Oggi che mi posso permettere di scegliere. Scegliere liberamente di non poter uscire, in quanto preferisco vedere un bel film in tv, passare una giornata sul divano anzichè andare in palestra senza che mi vengano i sensi di colpa di lasciare che il mio corpo si inflaccidisca...posso fregarmene di quello che succede là fuori e scegliere di partecipare alle cose che veramente mi interessano perchè mi danno emozioni particolari, non perchè Devo partecipare, non perchè Voglio partecipare ma perchè Posso anche farne a meno...se mi và! Non è una resa come potrebbe sembrare...è la consapevolezza del mio valore anche se scelgo di non fare e di questo, vivaddio, non devo più rendere conto a coloro di cui non mi importa nulla ...

giovedì 7 ottobre 2010

Che dire...

Devo essere cotta, stracotta e biscottata come diceva una amica  tanto tempo fa...èh sì! lo devo essere davvero per  combinare i pasticci che combino! Oggi ,come al solito, apro il lucchetto che chiude l'armadietto dello spogliatoio della palestra per recuperare la borsa prima di uscire. Apro lo sportellino, guardo dentro e ....lo chiudo. Di colpo. Poi lo riapro, riguardo dentro e una specie di nebbiolina mi cade sugli occhi, un tremolio mi avvolge le gambe, un groppo mi chiude la gola... perchè la borsa...non c'èèèè!!! Solo vuoto, il niente, il nulla più assolutoooo!!! Che dovevo pensare? Armadietto chiuso con il lucchetto, la chiavetta nella tasca dell'accappatoio, a meno che la borsa non si fosse smaterializzata per materializzarsi in altro luogo, l'unica spiegazione che me la avessero rubata! Mi hanno rubato la borsa? MI HANNO RUBATO LA BORSAAA!!! Tale lo sconcerto e la disperazione che persino una signora in tenuta adamitica, per lo più insaponata da capo a piedi, esce preoccupatissima dalla doccia! Si aggira per tutto lo spogliatoio cercando di aiutarmi e io non so se continuare nella mia disperazione o darle una mano affinchè non scivoli sul pavimento bagnato dalla stessa medesima, anche se non avrei saputo da che parte afferrarla considerata la " sguisciosità" di un corpo nudo e insaponato per lo più corrente da una parte all'altra della stanza...( NDR dicesi sguiscioso un corpo liscio o un pavimento scivoloso, termine gentilmente offerto dal vocabolario personale  de la mi mamma). Altre voci femminili si levavano dalle docce,  donne evidentemente più pudiche partecipavano al triste evento con le  tipiche  espressioni che aggiungono la beffa al danno e che ti fanno ulteriormente incazzare:  " Ma sei sicura di averla presa la borsa? "- " Ma non è che non è tuo l'armadietto?" Ma non è che ci hai visto male? Ma sei sicura che non c'è? ma benedetto iddio, ma se vi dico che non c'è, non c'....ehmmm....forse...effettivamente....è che non so come..sia..successo, ma...era  nell'armadietto accanto.....ehmmmm scusatemi ...e sgaiottolo fuori con la coda fra le gambe e con la mia borsa a tracolla, che ho inavvertitamente messo in un  altro armadietto aperto, dopo averne chiuso a chiave uno completamente vuotooo!!!.

Vorrei vedere il mondo con i tuoi occhi per un pò

Quali e quanti  significati può avere questo verso della canzone di Concato...- Vorrei vedere il mondo con i tuoi occhi...- Possiamo pensare al desiderio della persona innamorata di condividere lo stesso cammino con la persona amata, di fargli apprezzare la visione di un bel tramonto, di un paesaggio, dei colori della sua terra...o desiderare che ascolti una bella canzone o gusti gli stessi sapori di una buona pietanza...Se allarghiamo il concetto al prossimo, potrebbe significare il tentativo di prestare attenzione a come gli altri percepiscono una situazione, un fatto, un problema, per immedesimarsi e vedere la stessa situazione, lo stesso fatto, lo stesso problema dal suo punto di vista... Credo che l'immedesimazione sia una faccenda complicata che difficilmente arriva al suo compimento in quanto occorrerebbe vivere le esperienze della vita atrraverso circostanze simili, essere circondati di persone che si rapportano allo stesso modo di quelle con cui si viene in contatto e provare le stesse identiche emozioni rispetto ciò che accade vicino a noi o nel resto del mondo. E' impossibile. Tutto ciò non impedisce naturalmente le espressioni di solidarietà e di vicinanza emotiva con " l'altro da noi" per citare una delle più importanti questioni che alimenta la ricrerca filosofica dell'intersoggettività  da Platone in poi...ma  sono convinta che non si arrivi mai completamente ad amare l'altro come amiamo noi stessi, amare nel senso di conoscere noi stessi nel bene e nel male. Infine potremmo interpretare quel verso della canzone come desiderio di vedere il mondo con gli occhi dell'altro quando siamo pronti a metterci " a nudo" con le nostre debolezze e fragilità, le stesse con cui ci facciamo scudo per poter vivere senza essere disturbati giorno dopo giorno, per farci scoprire in tutta la nostra verità dalla persona che in quel momento è importante....    

Fabio Concato - Tienimi dentro Te

giovedì 30 settembre 2010

Settembre

Con oggi se ne va Settembre. Che bel mese Settembre. Dolce e tranquillo, tiepido e sereno...il sole piacevole induce a starsene appoggiati alla ringhiera, osservando il mutare del paesaggio, i gatti distesi sul marciapiede, qualcuno che passa...un tempo preludio dell'autunno, era il mese dei programmi, dei cambiamenti, della ripresa della vita quotidiana dopo la pausa estiva, così frenetica e disordinata...un tempo.
Come può il tempo cambiare tanto le persone? Davvero arriva un momento nella vita in cui ti accorgi di non sapere più che cosa vuoi? Come Settembre, sospeso tra il movimento e la calma, ci si può trovare a doversi fermare e chiedere a se stessi di  scegliere tra il tumulto dell'anima e la rassegnazione dei ricordi...   

giovedì 23 settembre 2010

Al di là del buon senso

Si dice che il buon senso dovrebbe guidare le scelte della vita di ogni giorno. Non mangiare troppo, bere il giusto, amare quel tanto che basta per non rendersi la vita impossibile...tale concetto dovrebbe valere anche nei casi della salute fisica...se non si è in buonissime condizioni fisiche, il buon senso ci dice di limitarsi negli eccessi e di cercare di non compromettere le già precarie condizioni fisiche. Vale per tutte le persone questo? Possiamo applicare la regola del buon senso per tutti?
Una vita compromessa dal dolore, può essere ulteriormente compromessa dalla mancanza di stimoli?

Una vita compromessa dal dolore, può essere ulteriormente limitata nel seguire le proprie passioni?

Una vita compromessa dal dolore, può essere ulteriormente spezzata dalla paura di non farcela a inseguire un sogno?

Una vita compromessa dal dolore può finire per la paura del dolore?

Il buon senso dice che sì, che in questi casi è obbligatorio farsi mancare gli stimoli, non seguire le passioni e rinunciare ai sogni se questo vuol dire non soffrire fisicamente. Ma la sofferenza mentale che  consegue a tale decisione non potrebbe essere più devastante? E la decisione di prendere una decisione di buon senso non riesce ad attecchire in una mente che la rifiuta... 

lunedì 20 settembre 2010

Sogni rivelatori

Sono su un pullman in una città che non riconosco, verso una destinazione che cambia ogni volta ...sul mezzo molte persone, incredibilmente ben definite nei tratti, nelle espressioni, nei movimenti. C'è la mamma col bambino in braccio, minuta, nervosa...c'è un signore in piedi, con un impermiabile marrone, l'aria assente, si tiene con un braccio al corrimano vicino alla porta di uscita...molte altre mi osservano con gli occhi ma sono immobili, le braccia inerti sulle ginocchia, solo le scosse del pullman le fa oscillare da una parte all'altra. E' un sogno ricorrente, dove io continuo a chiedere alla gente a quale fermata devo scendere, lo chiedo all'autista, al controllore, ad una donna che non risponde, nessuno risponde. Questa volte il sogno mi ha fatto percorrere strade sterrate, fangose, siamo fuori dalla città ma il paesaggio è brullo, terre fradicie di pioggia, in lontananza quella che sembra una struttura per le cure termali, ma solo per il fumo che esce dalle pareti, sono le piscine calde penso, forse è quella la mia destinazione, ma il pullman la oltrepassa veloce. Improvvisamente non sono più in viaggio, il sogno mi  fa ritrovare in un posto ancora una volta sconosciuto...stanotte mi è andata bene, mi sono risvegliata in un bellissimo appartamento pieno di luce, ho indosso una camicia bianca, lunga e accanto a me qualcuno mi parla ma non riesco ad individuarne il viso. Entrano nella stanza alcune persone che conosco, sono vestite elegantemente, altri si sono appena svegliati e sento le loro voci provenire dalla cucina, posso sentire l'odore del caffè...quando li raggiungo, scendendo una lunga scala circondata da piante e opere d'arte, mi accorgo che non mi vedono e non c'è più niente da mangiare...solo tazze vuote, gettate disordinatamente su un tavolo all'aperto, in quello che sembra essere un giardino d'inverno. Solo allora mi sveglio. Se i sogni sono rivelatori del nostro inconscio credo che la mia mente abbia bisogno di una resettata...  

domenica 12 settembre 2010

La teorià dell'amore e della libertà

Il dottor Bellavista dell'omonimo libro di Luciano de Crescenzo " Così parlò Bellavista" ci illustra una sua personale visione della teoria dell'amore e della libertà, per altro avvallata, sempre secondo la sua  interpretazione " ad  uso et consumo", dai grandi filosofi del passato. Mi diverte la lettura del romanzo, sia per la caratterizzazione dei personaggi, vere e proprie macchiette, sia per il continuo interloquiare dei protagonisti, i quali discutono animatamente su vari argomenti, per poi tornare ineluttabilmente sulla solita e condivisa conclusione: i napoletani sono il popolo più bello del mondo e Napoli è la città dove si vive meglio in assoluto. Comunque, al di là della trama, anche io mi sono costruita da tempo una personalissima opinione sulla possibilità o meno di far combaciare le ragioni dell'amore e quelle della libertà...Può esistere amore senza rinunciare alla libertà e può esservi libertà senza amore? In relazione alla prima domanda posso rispondermi che no, non può esistere amore senza rinunciare alla libertà. L'amore per un'altra persona o per i figli o per i genitori o per un animale, implica necessariamente la rinuncia ad una buona parte della propria libertà...anche la libertà di pensare liberamente si perde dal momento che rimani implicato in un rapporto d'amore, in quanto ogni tuo pensiero, dal più insignificante ( che mi mangio stasera?) al più importante ( è meglio che prenda l'appuntamento per quella visita medica) rimanda per forza di propagazione, come i cerchi provocati dal lancio di un sasso sulla superficie dell'acqua, a come e quanto, quello che deciderai, influenzerà il contesto vitale dell'altra persona. Di contro alla seconda domanda dico che si! Teoricamente può esservi libertà senza amore. Cosa mi impedisce di essere libero da vincoli d'amore? La paura della solitudine? Le circostanze della vita, chiamamole fato o destino?  L'insofferenza per il prossimo e per il lontano? Non lo so...Eppure so che non ho mai conosciuto nessuno completamente libero dall'amore ...e poi dobbiamo considerare una forma di amore  da cui non potremo mai liberarci, ...l'amore per noi stessi, per i nostri desideri e i nostri sogni e  anche se mi priva della libertà di non prendermi cura di me stessa, cerco di perseguirlo in ogni momento della mia esistenza! 

lunedì 6 settembre 2010

Un paese delle grandi opere?

La foto che ho messo ritrae il progetto del Governo per la " Nuova Stazione Tiburtina". Chi come me è capitato in questi giorni in questa stazione si è reso subito conto di un  nuovo e inaccettabile tentativo propagandistico.  Arrivo alla stazione Tiburtina. La stazione è completamente transennata, gli accessi alle biglietterie segnalate da un nastro bianco e rosso...per accedervi occorre fare un giro lunghissimo, praticamente 4 isolati, la lunghezza perimetrale del palazzo della Stazione.  Per scendere al piano dell'uscita solo le scale, piene di immondizia e liquami schifosi, anche l'ascensore è inaccessibile. Con i bagagli pesanti, sotto un sole arroventato pur essendo i primi giorni di settembre ( ma si sa che dove ci sono lavori in corso il sole picchia più forte, forse per i ferri delle impalcature, forse per il cemento, forse per l'acciaio che riflette) raggiungo finalmente una biglietteria aperta...prima ho bisogno di un bagno visto che sono già alcune ore che viaggio. Le tolette della stazione Tiburtina sono di quelle a gettone, con le porte automatiche che si chiudono e si riaprono a tempo, quelle che ti fanno venire l'angoscia e ti fanno chiudere la vescica per la strizza di rimanervi dentro, prigioneri dello sporco e della puzza. Naturalmente propendo per un tipo di bagno tradizionale, ma anche se volessi entrarvi non potrei in quanto sono tutti bloccati e fuori uso. Vado all'unico bar aperto della stazione e chiedo un bagno. Il barista mi dice che il bagno è privato e mi invita ad andare a cercare un bar nella piazza adiacente la stazione, informandomi oltretutto che i lavori alla stazione sono cominciati due (2!) anni fa. mi incammino di nuovo sotto il sole,  peraltro affamata e mi guardo intorno...tutti i bar irrimediabilmente chiusi! Intravedo un' insegna  alla fine di una via e mi precipito...dentro, un grosso cartello, mi intima di consumare prima di usufruire del bagno, una recente sentenza del Tar, dice l'avviso, ma anche dopo aver ordinato, alla mia richiesta del bagno, il barista si mostra riluttante e solo dopo la mia insistenza si decide a darmi la chiave. Finalmente svuotata e rifocillata ( per inciso mi hanno intimato di spegnere il pc  portatile che avevo temporaneamente acceso mentre mangiavo un misero toast, se volevo rimanere lì seduta) ! torno in stazione...il primo treno per il luogo dove mi devo recare è solo dopo due ore perchè su quella linea circolano pochissimi treni ( e sto parlando dell'Abruzzo non del Burundi) ... non c'è una sala d'aspetto, non c'è uno straccio di panchina all'ombra, niente di niente! E allora mi sono chiesta: veramente il nostro Paese ha bisogno dell'alta velocità, delle opere faraoniche, dei ponti ultraelevati? Per fare cosa per unire i pezzi di un paese in pezzi?

giovedì 2 settembre 2010

La mia cena-merenda

Insomma non mi dite niente, io alle 19 ho fame. E' inutile che mi prendete in giro- Che fai apparecchi per fare merenda?- Vedo che hai ritardato il pranzo di parecchio!- Poi alle 22 sento il tuo stomaco che brontolaaaa!!!- Perchè non devo cenare se alle 19 ho fame da cena? Poi sapete che succede? Che se posticipo il momento di mettermi a tavola, smangiucchio, sbriciolo e un morsino di pane che vuoi che sia...oppure arrivo al momento dell'ora canonica ingoiando tutto in un colpo quello che ho nel piatto, peggio di quella della pubblicità che dalla fame che si ingolla una fisarmonica intera! ( A parte che se una riesce ad ingoiare una fisarmonica intera può placare la fame con un  pacchetto di Tuc? Il solletico allo stomaco le fa altro che!) Insomma stasera sono piuttosto alterata...non per il fatto che devo andare a cena fuori con gli amici, anzi cosa questa assai gradevole, ma per il fatto che l'appuntamento al luogo di ritrovo è per le..21 meno un quartooo!!! Ciò vorrà dire in ordine: 1) chi mi legge conosce i miei problemi con gli amici ritardatari ad oltranza, dunque mettiamo che la gente si presenterà minimo alle 21 e un quarto, 21 e mezza; 2) fra saluti, baci, abbracci ( ci si è visti ieri), come stai, che freddo stasera, no io ho caldo, chi manca, ma viene tizio? sì cò Caio ecc ecc passerano altri 15 minuti; 3) per aspettare quello che al momento della partenza si è appartato e parla fitto fitto al telefonino e quell'altra che si è accorta solo adesso che ha lasciato il maglioncino a casa, - corro ci metto un momentino!- altri 15 minuti 4) conteggio delle macchine - e chi viene con me , lascia la macchina che tanto non facciamo troppo tardi- , mettiamo 10 minuti; 5) inchiodamento in frenata delle macchine già partite in fila perchè il primo non conosce la strada e deve far passare chi la conosce per primo e scelta di chi deve guidare la parata, 5 minuti; 6) 20 minuti per arrivare al ristorante; 7) manovre per parcheggio,  la stessa gente che si ribacia e si riabbraccia ( si sono visti 20 minuti prima), gente che invece di entrare subito fa gruppetto fuori all'entrata, chi fuma, chi sostiene che la serata è più fredda di ieri, oh! Ma coso è arrivato? Si sarà dentro, boh! Ma l'avete saputo che...nooooo che mi dici, ma davvero? ma chi lo conosco? Maddaiii davverooo e via con le chiacchiere da entrata di ristorante, diciamo 20 minuti...Finalmente tutti dentro, 30 minuti come minimo saranno dedicati alla scelta del posto, a gente che rimane in piedi aspettando di vedere se ha il posto per sedersi ( ma cavolo se non vi sedete come si fa a sapere se ci sono posti per tutti?) e quando finalmente l'opera titanica di vedere tutti belli sistemati con le gambe sotto al tavolo sarà compiuta, ecco il momento più duro da sopportare...l'arrivo del cameriere per le ordinazioniii!!! Vi risparmio la visione orrenda e non adatta agli stomaci deboli del povero cameriere sudato e in preda a d attacchi epilettici dopo aver preso 50 comande da un gruppone di esaltati affamati e caciaroni più l'ulteriore tempo per aspettare le cibarie con relativo spiluccamento dai cestini del pane e svinazzamento a stomaco vuoto  e vi faccio il conteggio approssimativo di quanto tempo dovrò aspettare prima di poter assaggiare la mia cena...le 23? O nooo !!! E poi mi prendete in giro quando apparecchio per la mia merenda- cena? Ahuuuuuuu!!!!

giovedì 19 agosto 2010

le spocchiose

Oltre le amebe di cui ho scritto qualche mese fa, esiste un'altra categoria di persone che questo mondo ne farebbe volentieri a meno: le spocchiose. Dicesi spocchiose le donne dall'aria- Ma non lo vedi che la "mia" è chiaramente di qualità superiore?- Volendo andare ad indagare, ma non essendo un medico nè uno spocchioso dato che solo un essere maschile appartenente alla stessa categoria potrebbe succhiarsele, non ci penso neanche lontanamente, ci troveremmo di fronte ad un organo nè più, nè meno diverso da quello delle altre donne...eppure tali persone si sentono in diritto di assumere quell'aria di superbia, supponenza, altezzosità e disprezzo per quelle che considerano comunissime mortali che non possono in primo luogo vestire con abiti firmati, perchè ciò per le spocchiose è fondamentale e fonte di very very cool, o partecipare a party very very cool, o viaggiare in posti very very cool...Quando ne incontro una, riconoscibilissima anche dall'atteggiamento labbroni in fuori, sguardo socchiuso, naso contratto in una smorfia e faccia girata dall'altra parte ( guarda che non puzzo, mi sono appena fatta la doccia!) mi verrebbe tanto da dirle- ma che ci fai qui, non dovevi andartene a fà in quel very very cool?  

venerdì 13 agosto 2010

Basta interpretare!

Mia mamma è un mito in fatto di storpiature di parole. Rende facile la battuta e io mi ci scompiscio sotto lo sguardo incredulo degli altri che aspettano impazienti la spiegazione in italiano per poter scompisciarsi anch'essi! Tipo: cercando il caffè nello scaffale, mia mamma dice:- Prendi questo che è aerobico- Avete capito? No? Massuvvia, aerobico sta per qualità arabica del caffè! E io che ad ogni storpiatura associo un'immagine, vedo il pacchetto del caffè che :- Su forza pigroni un due tre e quattro, un due tre e quattro! Con le braccine e le gambine che su e giù, su e giù ritmano saltelli e avvitamenti! O quando parlando di internet dice:- Hai visto in inter?- E come no,  seguo tutte le partite! E il bad end breackfeast? Diventa un Blec e blè, uhhh bello sà ma buiooooo!!!!   I colori poi sono un opzional...il fucsia diventra fruscia e per quanto ormai lo so, è sempre un problema al mercato spiegare al venditore di stoffe che non abbiamo sbagliato banco e non cerchiamo un'anguilla sguizzante e agonizzante per cucinarla in umido! E così fra  lo sconcerto di chi mi vede mentre parlo con mia madre, contorcermi e piegarmi in due, con le lacrime agli occhi per le risate, almeno ogni tanto mi diverto a stare con lei! Che è molta roba credetemi!

lunedì 9 agosto 2010

IL CASO

Il caso determina buona parte del nostro vissuto . Prendete quello che mi ha regalato il caso la serata di ieri. Vado per vedere una mostra fotografica ma per caso era chiusa...decido di spingermi fino alla chiesa di S. Erasmo a Portercole vecchio pur sapendo l'impervio percorso per arrivare e un poco priva di aspettative, visto che il quadro di Caravaggio  eccezionalmente esposto in quel luogo per il 400entesimo della morte del pittore, lo avevo già visto in svariate occasioni...ebbene il quadro mi ha regalato nuove emozioni perchè ogni cosa se vissuta in contesti e situazioni diverse offre una nuova prospettiva! Sulle spiaggia la mattina, per caso, chiedendo senza particolare curiosità sulle risposte, cosa ci fosse in giro per passare la serata, mio fratello mi dice che forse, ma si, ecco non so bene, ci dovrebbe essere uno spettacolo di Francesca Reggiani ad Orbetello...ebbene vado e non solo lo spettacolo per lo più gratuito ( organizzato per beneficienza dalla Misericordia) è stato divertentissimo, ma per caso, ad assistervi c'era anche il mio cantante preferito in assoluto, Pino Daniele, seduto poco più avanti, al quale, aimè, non ho avuto il coraggio di presentarmi, temendo di disturbare la sua privacy...in conclusione io aspetto che il caso mi porti qualcosa di inaspettato, che il più delle volte ti fa svoltare e non solo la giornata! 

domenica 1 agosto 2010

LA FORZA DEGLI ULIVI





Vorrei possedere la forza degli ulivi. Longevi, forti e ben piantati in terra. Resistono al tempo e i loro tronchi si contortono in un intreccio di rughe come il viso di un vecchio che aspetta la fine del giorno fuori dall'uscio della sua casa. Scheletri di  cicale rimangono  attaccate ai rami protesi verso l'alto, gusci vuoti di vita passata, fremente un tempo, ma effimera come la durata di una stagione estiva; a volte i rami si  inchinano fino a terra e ti ci puoi rifugiare proteggendoti  dal mondo...Vorrei possedere la forza degli ulivi per restarmene lì, senza combattere. 

domenica 25 luglio 2010

IL VIAGGIO

Ritorno al tema del viaggio. Questa volta non per spiegare i motivi del mio bisogno innato di viaggiare, quanto per cercare di descriverne l'essenza. 
Questa mattina al risveglio, il mare di Rocavecchia, in provincia di Lecce, appariva in tempesta. Grossi cavalloni si infrangevano contro le altissime scogliere, le oltrepassavano incredibilmente, regalandoci uno spettacolo naturale affascinante...i colori dal blu cobalto all'azzurro cupo si mescolavano in un turbinio di acqua e schiuma e il rumore del vento avrebbe potuto suscitare straordinari e toccanti versi anche in un poeta estemporaneo...proseguendo verso Torre dell'Orso ci è apparso un nuovo capitolo di questa terra...lunghissime spiagge di sabbia bianchissima e soffice come borotalco,  fra insenature e rocce a picco sul mare, stratificate e maestose, si estendono tra il mare e chilometri di vegetazione...più in alto il paese di case basse e bianche, pulito e ordinato nonostante le frotte di turisti che, come noi, accennato il primo sole della giornata, si sono riversati nelle strade e sulla spiaggia.
Adesso, nel fresco della mia camera d'albergo penso più che mai   che partire è necessario come respirare e bere...il mondo è pieno di luoghi e che non puoi solo immaginare o vedere sui libri, li devi percepire con i sensi e accogliere   con il cuore...solo così si può dare nutrimento alla mente. E' questo è il mio pensiero su cosa sia l'essenza del viaggio     

mercoledì 21 luglio 2010

Niente cambia col tempo

http://www.youtube.com/watch?v=oZPxkIWqW3E

"L'uomo di paglia", un bellissimo film di Germi riproposto ieri sera in televisione, contiene i classici ingredienti della commedia a sfondo amaro, tipica degli anni del dopoguerra.

mercoledì 14 luglio 2010

CHIUSURE D'AUTRICE

L'autrice delle chiusure sono io. Chiusure mentali? Noooooooo....chiusure di portoni? Ma neancheeeee....siete fuori strada. Le chiusure a cui accenno sono una, delle più classiche, il rimanere chiusi dentro una stanza, l'altra un pò meno....chi di voi è mai rimasto chiuso..in una scarpa? Ma andiamo per gradi.
Lunedi i bagni e le doccie del Resort Golf di Monte Argentario erano fuori uso in tutta la struttura. Unica doccia funzionante quella in una stanza della beauty farm, una stanza piacevolmente fresca, bianca, pulitissima e profumata, provvista come tutti i luoghi di questo tipo, di un bel lettino dove le clienti si sdraiano per rilassarsi e ricevere i trattamenti di bellezza. Ebbene, chiusa a chiave la porta, mi faccio la doccia, mi asciugo e mi accingo ad uscire...macchè la serratura non girava, era bloccata...dopo vari tentativi mi rendo conto di essere paradossalmente rimasta imprigionata! Seguono in ordine: 1) armaneggiamenti vari del tecnico per smontare la serratura; 2) borbottii curiosi degli ospiti avvertiti dell'accaduto; 3) rassicurazioni del personale - Signora non abbia paura, provvediamo subito!- E io,  che non soffro assolutamente di claustrofobia ( al contrario ho terrore dei luoghi troppi aperti) a stento a trattenermi dal ridere, quasi quasi  sperando di potermi fare una bella dormitina inattesa su quel bel lettuccio morbido, piacevolmente circondata dalla musica jazz diffusa in tutto il centro e sicura che in qualche modo, se mi fossi dovuta trattenere lì tutta la notte, mi avrebbero passato i viveri dallo sportellino dell'aerazione!
La seconda "chiusura" contiene un pò della mia proverdiale incapacità di occuparmi e gestire cose "pratiche" e materiali...nel misurarmi un paio di simpatiche ballerine con cavigliera incorporata in un affollatissimo centro commerciale, al momento di toglierle...la zip si è inceppataaa!!! E non c'era verso di aprirla vè! La gente incuriosita dai miei goffi tentativi di togliere il piede da quella "trappola" si stava riunendo intorno a me, ognuno dando il suo personalissimo quanto inutile contributo- Provi a smontare la linguetta della zip-...-Ruoti il piede a 360 gradi-...Potrebbe provare con il ghiaccio, magari l'arto intrappolato si rimpicciolisce...- ( Signora quel coso che si rimpicciolisce con il freddo è un altro tipo di artoooo!!!!) Insomma alla venuta della commessa impensierita dal fatto che dovesse tagliare la scarpa, miracolosamente la cerniera è scivolata via in un baleno, mostrandomi un piede piuttosto arrossato ma miracolosamente illeso...eh! Che cosa può fare per una donna la paura di dover ripagare un paio di scarpe senza neanche poterle indossare una volta!

giovedì 8 luglio 2010

PUZZI E BUOI DEI PAESI TUOI

Come dice un noto proverbio? Non si finisce mai di imparare? Io direi parafrasando che non si finisce mai di stupirsi per i comportamenti, gli usi e le abitudini dei portercolesi miei compaesani! Dopo la passeggiata  in fila per quattro senza il resto di due, ma non  ordinatamente uno dietro l'altro come si potrebbe credere, ma perpendicolarmente alla strada di passaggio delle auto ( proprio in mezzo alla carreggiata per intenderci e guai se osi premere delicatamente un piccolo "bip" sul clacson che ti fulminano con lo sguardo e sei segnato per sempre nel libro nero dei paesani cattivi); dopo gli "AUUU!!!"gridati a vivavocealtissima per salutarsi, anche se si trovano a 100 metri di distanza; dopo che le figlie maritate di ritorno dal viaggio di nozze riconvivono con la mamma insieme al neoconsorte per non sporcare la cucina a gas nuova di zecca; dopo che trascorrono i pomeriggi  a spettegulessare seduti su assurde panchine circolari pensate da chissà quale mente eccelsa, perlopiù fatte di acciaio, rovente al primo solino di primavera, figuriamoci adesso ( tanto che mi chiedo come facciano a posizionare il deretano senza incorrere nei temibili inconvenienti emorroidali), l'ultima novità che ho notato è l'uso dei cassonetti dell'immondizia. 
Ebbene, i miei compaesani, Dio li abbia in gloria, buttano la loro immondizia non nei cassonetti sotto casa, come farebbe qualsiasi cittadino che non vuole 1) - caricare la macchina con il saccone puzzolente. 2)- salire in macchina togliendola dal posteggio tanto faticosamente conquistato. 3) muovere la macchina per fare 200, dico 200 metri per andare a buttarlo...nei cossonetti sotto casa del vicinatooo!!! 
Mi sono chiesta:  daranno loro noia gli effluvi che  potrebbero entrare dalle finestre nelle loro case? Oppure, considerata l'abitudine maniacale di lucidare gli appartamenti ( ho visto di persona massaie abbarbicate  al barzoletto della finestra, alle 6 di mattina,  al terzo piano, in camicia da notte, passare lo straccio sulle persiane già notevolmente specchiose), vogliono mantenere anche i loro cassonetti puliti? O, visto che chi butta la spazzatura qui sono per lo più uomini,  le mogli impongono loro di buttarla più lontanamente possibile per fargli fare che ne so, esercizio fisico? O per punirli di altre manchevolezze nell'aiuto domestico? Mah! Quello che mi sento di dire è: - Per favore! Puzzi e buoi dei paesi tuoi e e che ognuno si tenga la spazzatura suaaaa!!!

lunedì 28 giugno 2010

UNA CANZONE

Quale è il confine tra una canzone e una poesia, quando ci si trova ad ascoltare una canzone come " Il bacio sulla bocca" di Ivano Fossati? 
....Volami addosso se questo è un valzer/ volami addosso qualunque cosa sia/ abbraccia la mia giacca sotto il glicine/ e fammi correre/ inciampa piuttosto che tacere/ e domanda piuttosto che aspettare....

quante volte preferiamo tacere per paura della reazione dell'altro, piuttosto che correre il rischio di perderlo? Quante volte abbiamo corso e riso e abbracciato e parlato con il cuore alla persona a cui teniamo?

...Stancami e parlami/ abbracciami/ fruga dentro le mie tasche poi perdonami/ sorridi/ guarda questo tempo che arriva con te/ guarda quanto tempo arriva con te...

non  arriva anche a voi la scena di due persone che si amano e litigano, ma sanno riprendersi con coraggio e andare avanti per una strada nuova? .
Vorrei essere quella donna, vorrei poter percorrere una strada nuova e poter parlare e poter abbracciare e baciare e perdonare e ricominciare...

Ivano Fossati - Il Bacio Sulla Bocca

lunedì 21 giugno 2010

Però è anche vero che...

però è anche vero quello che racconta Battisti in una sua famosa canzone...Ma che sapore ha...una vita mal spesa...una casa vale se vale la vita che vivi all'interno di essa...o no?

E' la mia casa. Punto.

Questa mattina affacciata al balconcino del soggiorno della mia casa, osservo la natura resa rigogliosa dalle piogge incessanti della passata stagione, anche se sembra ancora presente, viste le brutte giornate di questo inizio estate. Osservo la grande quercia cresciuta proprio in mezzo alla strada sottostante, incurante delle macchine che le passano intorno, dei segnali posizionati sul suo tronco da chi teme sia un pericolo per i guidatori...sento il vento sfrondare la chioma maestosa e fra i rami la vegetazione della collina sovrastante, verde anch'essa, rifugio di ginghiali, di piccoli scoiattoli, di poiane rumorose. E spostandomi sull'altro balcone, quello della camera, popolato di gerani rosa e fucsia, vedo il Forte Stella, unico nel suo genere, forte e solo nel paesaggio meraviglioso del Monte Aargentario...penso...come potrei affacciarmi da una finestra di un'altra casa e non assistere a tutto questo? Come potrei salutare senza rimpianto questo posto dove ogni mattina mi sveglio con speranza di passare un giorno felice, dove il mio cane ormai cieco si muove con intuitiva  sicurezza, dove ho le mie cose al loro posto, i miei libri, il mio amato pc, le mie scarpe, i miei abiti, il calore della luce della tv in camera e il dindillio delle campanelle appese alla porta d'ingresso? Potrebbero esistere in un posto diverso da questo? Forse si ma esse non sarebbero loro e io non sarei io...

venerdì 18 giugno 2010

Comodini

No, non nel senso di persone che se la prendono comoda...vorrei parlare proprio del comodino, il mobiletto che teniamo accanto al letto...mi chiedevo: - Può esserci correlazione tra la personalità e cosa teniamo sul comodino? O meglio:- Le cose che in determinati periodi abbiamo sul comodino, riflettono il nostro stato d'animo di un particolare momento della nostra vita? 
Mi è venuta a mente questa cosa accorgendomi che il piano del mio comodino non si vede più, invaso dalle più svariate cose che non mi riesce togliere...per spolverare le sposto semplicemente, ma rimangono ancora lì, anche se evidentemente alcune occupano uno spazio non loro...prendiamo per esempio il pezzo di vetro di una lampada  la cui parte superiore si è frantumata da un pezzo...funziona ancora, voltata verso il muro, perchè la luce che emana la lampadina all'interno è  troppo forte dalla parte mancante. Come mai a distanza di mesi quel pezzo di vetro non è stato buttato o perlomeno riattaccato alla benemmeglio? In qualche angolino del mio inconscio quel pezzo rappresenta me stessa, il mio ossicino rotto che non si vuole attaccare oppure la mia fragilità che ogni tanto riemerge dalla scorza dura del mio essere? Buttare quel pezzo di vetro rappresenterebbe buttare una parte di me? E riattaccarlo alla lampada significherebbe rimettere insieme dei pezzi della mia vita, sapendo che rimettere insieme i pezzi non è sempre la soluzione migliore? Chissà se un giorno di questi, invece, butterò il pezzo di vetro e la lampada tutta, comprerò una bella lampada nuova fiammante e comincerò a fare ordine sul comodino, di penne che non scrivono, di libri che non  ho mai letto, di contenitori di creme ormai vuoti...mi piacerà ricominciare? Non so...amo troppo la confusione della mia mente per ritrovare la lucidità delle cose che funzionano perfettamente...      

domenica 13 giugno 2010

Esaurimenti

Una qualunque serata estiva. Musica, gente che chiacchiera in piedi, bicchiere in mano, altri seduti si godono il fresco e la piacevole atmosfera. Colgo l'arrivo di una persona conosciuta e mi avvicino per salutarla. Insieme due o tre ragazzi, uno dei quali mi fa:- Prof! Come sta? - MA NOOO!!!! MA GUARDA CHI SI VEDEEE!!! MA COME STAIII!!! seguono baci e abbracci entusiasti...-Ma allora, dai raccontami, cosa hai fatto in questi anni.eh! Certo che gli anni passano. guarda che ragazzone ti sei fatto...però...mmm...lo sai che da quando venivi a scuola sei proprio cambiato? Sarà la barba, i capelli un pò più lunghi, ma sembri proprio un'altra persona...- Sapete, ( facendo una specie di occhiolino agli altri intorno) posso dire che questo ragazzo è stato uno degli allievi più bravi che ho avuto! E dimmi, dimmi Lorenzo, che fai adesso? E lui, di cui non mi sono accorta l'espressione sempre più sconcertata, risponde con aria tra l'afflitto  ( certo che questa si è proprio fatta rincoglionita) e lo sconcertato mi fa:- Va bene, ti perdono per il fatto che non mi hai riconosciuto, ma almeno permettimi di ricordarti chi sono...l'istruttore della palestra di Orbetello, ricordi che ci venivi l'anno scorso...Fabio...- Beh! A questo punto, passettini passettini all'indietro, aria da cane bastonato, torno alla mia poltroncina, consapevole del fatto che effettivamente tali figure da demente non possono che attribuirsi ad un esaurimento imperante!

domenica 6 giugno 2010

FRAINTENDIMENTI

Un simpatico equivoco mi ha dato l'occasione per riflettere sul significato di due termini che nel linguaggio odierno hanno assunto significati diversi pur esprimendo in realtà lo stesso concetto, passione e compassione. Passione deriva dal termine latino patior, che significa soffrire, provare o patire Compassione  da "cum-passio" = passione insieme (pathos = sentimento) e significa patire insieme. Si comprende che, pur di derivazione etimologica diversa, i due termini si riferiscono a sentimenti negativi: il primo però si patisce in  solitudine, l'altro almeno ha da parte sua in conforto di una possibile compartecipazione empatica. Eppure se come è successo a me si fraintende la frase:- Ci mette passione- con:- Mi fa compassione- in riferimento ad un amico verso cui due amiche chiacchierone intessevano un "cappottino",  le espressioni del volto assumono forme diverse, contraendosi in una smorfia prima di sorpresa, non aspettandosi tale giudizio rivolto a quell'amico, di cui si erano decantate le lodi di bravissimo personal trainer, e un nanosecondo dopo di compatimento: la bocca con gli angoli improvvisamente rivolti all'ingiù, gli occhi pronti a bagnarsi di un velo lacrimale, le orecchie più aperte nella speranza di venire improvvisamente a conoscenza di fatti inaspettati, tali da considerare quella persona degna di pietà e dunque di avere l'opportunità di  ricamare nuovi succulenti spettegolamenti...certo che la reputazione di una persona è veramente appesa ad un filo...anzi ad una fila di parole che, se intese male, possono far più danni delle cavallette!!! 

giovedì 3 giugno 2010

La saggezza dei Greci

Ancora una volta la saggezza dei greci, la cui cultura ci aiuta a capire le motivazioni di alcuni nostri comportamenti nei rapporti con il prossimo, mi ha aperto un altro piccolo tassello di conoscenza su uno dei misteri più grandi dell'umanita, L'AMORE. Benchè qualcuno sia fermamente convinto che non sia altro di una temporanea combinazione chimica di impulsi celebrali, peraltro destinati a spegnersi abbastanza velocemente, io ancora considero questo sentimento la forma più alta di umanità in senso globale, una compenetrazione di anima e corporeità in cui tutti i nostri sensi  e la nostra mente partecipano sinestesicamente nella ricerca dell'unione con il soggetto a cui aspiriamo. Dunque, secondo i greci, l'amore è ...un trucco! Il mito di Eros contiene una sintesi perfetta di questo concetto. Eros nasce dall'incontro di due mancanze e non, come si potrebbe pensare, dalla somma di due virtù. E' infatti figlio di Penìa ( povertà) e di Poros ( espediente). E' lo strumento a disposizione degli uomini per trovare ciò di cui si sente carenti. L'amore nasce dunque da un bisogno di cui ci si sente appunto "poveri" attraverso l'espediente del completamento, e tale completamento lo possiamo trovare solo nell'altro...Tutto questo mi porta a diffidare di chi è convinto di poter bastare a se stessi...il bisogno del nostro soggetto d'amore è insito alla nostra povera natura umana...   

domenica 30 maggio 2010

Il mondo non è più quello di una volta.

C'era una volta un tempo in cui all'avvicendarsi del sabato, le mamme cominciavano a preoccuparsi delle uscite serali dei figli. Le raccomandazioni erano sempre le stesse: - Non bere, attenta ai maniaci che si annidano come funghi alle uscite delle discoteche,  non accettare inviti in macchina dagli sconosciuti, cerca di rientrare ad un'ora decente, lo sai che poi la mattina sembri uno zombi, ma che te ne vai in giro conciata così?- La scena che si presentava immancabilmente alle 3 di notte era quella di due genitori con gli occhi cerchiati per il sonno, trascinati per tutte le stanze della casa, occhi ogni 5 minuti all'orologio e porta della cameretta aperta ogni 2, nella speranza che la figlia si fosse materializzata nel lettuccio senza neanche avere aperto l'uscio di casa...Quello che succede ai giorni nostri, almeno a casa mia, assume un non so che di quasi comico, un surreale rovesciamento di ruoli, difficile da immaginare per chi non sia avvezzo alle mondanità casareccie di chi ha scoperto in tarda età che non esiste soltanto la televisione per trascorrere il sabato sera e non solo...dunque la scena è questa: la figlia rientra sbadigliando alle 10 dopo aver passato un tranquillo pomeriggio del sabato alla sagra di paese. Racconta di aver cenato con un succulento quanto leggerissimo panino alla salsiccia e cipolle, di avere fatto una bella passeggiatina tra le bancarelle e di volersi gustare, finalmente a casa, un bel film su ski, visto che a breve la casa sarà libera dai genitori che freneticamente si stanno preparando per uscire. La mamma corre per le stanze provviste di qualsivoglia oggetto che possa rimandarle la sua immagine, per accertarsi che il vestito scelto sia quello giusto ( naturalmente si è già cambiata 10 volte), i capelli abbiano la giusta cotonatura e il trucco non le faccia assomigliare troppo ad un cugino di campagna. Il padre già pronto si impomata i capelli di gel, giusto per confondersi un momento con le orde di ragazzini in fila davanti l'ingresso del locale, quando, tutti schiacciati in un gruppo compatto, si notano soltanto le chiome a leccata di gatto ...finalmente pronti, prima di uscire quando la maggior parte dei genitori  tradizionali se ne va a letto, si sorbiscono le raccomandazioni della figlia:- mi raccomando non bevete troppo che poi non vi ricordate dove avete lasciato la macchina, non tornate all'alba che poi non riesco più a dormire,  e soprattutto fatevi riconoscere con la parola d'ordine, che con il trucco a panda di mamma e i capelli ricaduti sulle orecchie di babbo alle 5 di mattina mi prende la paura che siano entrati i visitor in casaaaa!!! Eh! Poteri della modernità!