Porto Ercole

Porto Ercole

lunedì 28 giugno 2010

UNA CANZONE

Quale è il confine tra una canzone e una poesia, quando ci si trova ad ascoltare una canzone come " Il bacio sulla bocca" di Ivano Fossati? 
....Volami addosso se questo è un valzer/ volami addosso qualunque cosa sia/ abbraccia la mia giacca sotto il glicine/ e fammi correre/ inciampa piuttosto che tacere/ e domanda piuttosto che aspettare....

quante volte preferiamo tacere per paura della reazione dell'altro, piuttosto che correre il rischio di perderlo? Quante volte abbiamo corso e riso e abbracciato e parlato con il cuore alla persona a cui teniamo?

...Stancami e parlami/ abbracciami/ fruga dentro le mie tasche poi perdonami/ sorridi/ guarda questo tempo che arriva con te/ guarda quanto tempo arriva con te...

non  arriva anche a voi la scena di due persone che si amano e litigano, ma sanno riprendersi con coraggio e andare avanti per una strada nuova? .
Vorrei essere quella donna, vorrei poter percorrere una strada nuova e poter parlare e poter abbracciare e baciare e perdonare e ricominciare...

Ivano Fossati - Il Bacio Sulla Bocca

lunedì 21 giugno 2010

Però è anche vero che...

però è anche vero quello che racconta Battisti in una sua famosa canzone...Ma che sapore ha...una vita mal spesa...una casa vale se vale la vita che vivi all'interno di essa...o no?

E' la mia casa. Punto.

Questa mattina affacciata al balconcino del soggiorno della mia casa, osservo la natura resa rigogliosa dalle piogge incessanti della passata stagione, anche se sembra ancora presente, viste le brutte giornate di questo inizio estate. Osservo la grande quercia cresciuta proprio in mezzo alla strada sottostante, incurante delle macchine che le passano intorno, dei segnali posizionati sul suo tronco da chi teme sia un pericolo per i guidatori...sento il vento sfrondare la chioma maestosa e fra i rami la vegetazione della collina sovrastante, verde anch'essa, rifugio di ginghiali, di piccoli scoiattoli, di poiane rumorose. E spostandomi sull'altro balcone, quello della camera, popolato di gerani rosa e fucsia, vedo il Forte Stella, unico nel suo genere, forte e solo nel paesaggio meraviglioso del Monte Aargentario...penso...come potrei affacciarmi da una finestra di un'altra casa e non assistere a tutto questo? Come potrei salutare senza rimpianto questo posto dove ogni mattina mi sveglio con speranza di passare un giorno felice, dove il mio cane ormai cieco si muove con intuitiva  sicurezza, dove ho le mie cose al loro posto, i miei libri, il mio amato pc, le mie scarpe, i miei abiti, il calore della luce della tv in camera e il dindillio delle campanelle appese alla porta d'ingresso? Potrebbero esistere in un posto diverso da questo? Forse si ma esse non sarebbero loro e io non sarei io...

venerdì 18 giugno 2010

Comodini

No, non nel senso di persone che se la prendono comoda...vorrei parlare proprio del comodino, il mobiletto che teniamo accanto al letto...mi chiedevo: - Può esserci correlazione tra la personalità e cosa teniamo sul comodino? O meglio:- Le cose che in determinati periodi abbiamo sul comodino, riflettono il nostro stato d'animo di un particolare momento della nostra vita? 
Mi è venuta a mente questa cosa accorgendomi che il piano del mio comodino non si vede più, invaso dalle più svariate cose che non mi riesce togliere...per spolverare le sposto semplicemente, ma rimangono ancora lì, anche se evidentemente alcune occupano uno spazio non loro...prendiamo per esempio il pezzo di vetro di una lampada  la cui parte superiore si è frantumata da un pezzo...funziona ancora, voltata verso il muro, perchè la luce che emana la lampadina all'interno è  troppo forte dalla parte mancante. Come mai a distanza di mesi quel pezzo di vetro non è stato buttato o perlomeno riattaccato alla benemmeglio? In qualche angolino del mio inconscio quel pezzo rappresenta me stessa, il mio ossicino rotto che non si vuole attaccare oppure la mia fragilità che ogni tanto riemerge dalla scorza dura del mio essere? Buttare quel pezzo di vetro rappresenterebbe buttare una parte di me? E riattaccarlo alla lampada significherebbe rimettere insieme dei pezzi della mia vita, sapendo che rimettere insieme i pezzi non è sempre la soluzione migliore? Chissà se un giorno di questi, invece, butterò il pezzo di vetro e la lampada tutta, comprerò una bella lampada nuova fiammante e comincerò a fare ordine sul comodino, di penne che non scrivono, di libri che non  ho mai letto, di contenitori di creme ormai vuoti...mi piacerà ricominciare? Non so...amo troppo la confusione della mia mente per ritrovare la lucidità delle cose che funzionano perfettamente...      

domenica 13 giugno 2010

Esaurimenti

Una qualunque serata estiva. Musica, gente che chiacchiera in piedi, bicchiere in mano, altri seduti si godono il fresco e la piacevole atmosfera. Colgo l'arrivo di una persona conosciuta e mi avvicino per salutarla. Insieme due o tre ragazzi, uno dei quali mi fa:- Prof! Come sta? - MA NOOO!!!! MA GUARDA CHI SI VEDEEE!!! MA COME STAIII!!! seguono baci e abbracci entusiasti...-Ma allora, dai raccontami, cosa hai fatto in questi anni.eh! Certo che gli anni passano. guarda che ragazzone ti sei fatto...però...mmm...lo sai che da quando venivi a scuola sei proprio cambiato? Sarà la barba, i capelli un pò più lunghi, ma sembri proprio un'altra persona...- Sapete, ( facendo una specie di occhiolino agli altri intorno) posso dire che questo ragazzo è stato uno degli allievi più bravi che ho avuto! E dimmi, dimmi Lorenzo, che fai adesso? E lui, di cui non mi sono accorta l'espressione sempre più sconcertata, risponde con aria tra l'afflitto  ( certo che questa si è proprio fatta rincoglionita) e lo sconcertato mi fa:- Va bene, ti perdono per il fatto che non mi hai riconosciuto, ma almeno permettimi di ricordarti chi sono...l'istruttore della palestra di Orbetello, ricordi che ci venivi l'anno scorso...Fabio...- Beh! A questo punto, passettini passettini all'indietro, aria da cane bastonato, torno alla mia poltroncina, consapevole del fatto che effettivamente tali figure da demente non possono che attribuirsi ad un esaurimento imperante!

domenica 6 giugno 2010

FRAINTENDIMENTI

Un simpatico equivoco mi ha dato l'occasione per riflettere sul significato di due termini che nel linguaggio odierno hanno assunto significati diversi pur esprimendo in realtà lo stesso concetto, passione e compassione. Passione deriva dal termine latino patior, che significa soffrire, provare o patire Compassione  da "cum-passio" = passione insieme (pathos = sentimento) e significa patire insieme. Si comprende che, pur di derivazione etimologica diversa, i due termini si riferiscono a sentimenti negativi: il primo però si patisce in  solitudine, l'altro almeno ha da parte sua in conforto di una possibile compartecipazione empatica. Eppure se come è successo a me si fraintende la frase:- Ci mette passione- con:- Mi fa compassione- in riferimento ad un amico verso cui due amiche chiacchierone intessevano un "cappottino",  le espressioni del volto assumono forme diverse, contraendosi in una smorfia prima di sorpresa, non aspettandosi tale giudizio rivolto a quell'amico, di cui si erano decantate le lodi di bravissimo personal trainer, e un nanosecondo dopo di compatimento: la bocca con gli angoli improvvisamente rivolti all'ingiù, gli occhi pronti a bagnarsi di un velo lacrimale, le orecchie più aperte nella speranza di venire improvvisamente a conoscenza di fatti inaspettati, tali da considerare quella persona degna di pietà e dunque di avere l'opportunità di  ricamare nuovi succulenti spettegolamenti...certo che la reputazione di una persona è veramente appesa ad un filo...anzi ad una fila di parole che, se intese male, possono far più danni delle cavallette!!! 

giovedì 3 giugno 2010

La saggezza dei Greci

Ancora una volta la saggezza dei greci, la cui cultura ci aiuta a capire le motivazioni di alcuni nostri comportamenti nei rapporti con il prossimo, mi ha aperto un altro piccolo tassello di conoscenza su uno dei misteri più grandi dell'umanita, L'AMORE. Benchè qualcuno sia fermamente convinto che non sia altro di una temporanea combinazione chimica di impulsi celebrali, peraltro destinati a spegnersi abbastanza velocemente, io ancora considero questo sentimento la forma più alta di umanità in senso globale, una compenetrazione di anima e corporeità in cui tutti i nostri sensi  e la nostra mente partecipano sinestesicamente nella ricerca dell'unione con il soggetto a cui aspiriamo. Dunque, secondo i greci, l'amore è ...un trucco! Il mito di Eros contiene una sintesi perfetta di questo concetto. Eros nasce dall'incontro di due mancanze e non, come si potrebbe pensare, dalla somma di due virtù. E' infatti figlio di Penìa ( povertà) e di Poros ( espediente). E' lo strumento a disposizione degli uomini per trovare ciò di cui si sente carenti. L'amore nasce dunque da un bisogno di cui ci si sente appunto "poveri" attraverso l'espediente del completamento, e tale completamento lo possiamo trovare solo nell'altro...Tutto questo mi porta a diffidare di chi è convinto di poter bastare a se stessi...il bisogno del nostro soggetto d'amore è insito alla nostra povera natura umana...